Ravenna, Emilia-Romagna

April 2021

Gerd Wiegand

Ravenna, una città meravigliosa con una grande storia

(una esposizione di Gerd Wiegand, membro di DIK)

Se si parla della città di Ravenna, si deve parlare in particolare della sua storia famosa. I Romani scelsero Ravenna per il suo porto, perché allora la città era circondata dal mare su tre lati. Inoltre, c’era una grande regione paludosa che proteggeva dai possibili nemici. Il porto era il più importante sfogo dell’oriente, così come quello di Napoli era l’accesso dell’occidente. I Romani costruirono le strade e bonificarono i canali e la palude. Ravenna è stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 402 fino al 476 d.C.

Dopo il tramonto dell’Impero Romano nel 473, gli Ostrogoti regnarono dal 493 fino al 553. Il più importante imperatore fu Teodorico. Il suo mausoleo è un po’ fuori mano.

Teodorico fece costruire anche un grande palazzo nel centro della città.

All’interno ci sono alcuni mosaici.

Ravenna è ben nota per i suoi mosaici. Ci sono altri due siti dove possiamo ammirare gli splendidi mosaici di Ravenna: uno è il museo Tamo e l’altro è la Domus dei Tappetti di pietra, residenza di un potente e ricco romano. Entrambi offrono un’arte meravigliosa che non si può descrivere: bisogna averli visti.

Eccovi, ci sono alcune impressioni sulle foto.

Quasi novecento anni più tardi visse un altro personaggio famoso a Ravenna, Dante Alighieri. Era nato a Firenze dove visse e lavorò per molti anni. Nel 1302 fu esiliato da Firenze, ebbe un litigio con persone importanti di Firenze e venne a Ravenna. La morì la notte tra il 13/14 settembre nel 1321. Si può ammirare la sua tomba, che fu però edificata solo quattro secoli dopo.

Dante fu il “Padre” della lingua italiana moderna, era uno scrittore e un poeta, che scriveva anche in latino. Il suo più noto lavoro è “La Divina Commedia”. La pigna sul tetto della tomba di Dante è simbolo di rinascita, di vittoria sulla morte, perché la pigna è un frutto secco, sembra senza vita ma all’interno custodisce il seme simbolo di nuova vita.

Le sue ossa furono anche nascoste sotto un “cumolo” di terra, ancora oggi visibile accanto alla tomba, durante la Seconda guerra mondiale, per proteggerle dai bombardamenti. Ogni anno il 14 settembre una delegazione proveniente da Firenze rende omaggio al Sommo Poeta.

Dante fu seppellito nella Basilica di San Francesco, dove si tenne anche il suo funerale. Le sue ossa furono custodite gelosamente dai frati francescani e ritrovate solo per caso in una porta murata, durante dei lavori di ristrutturazione della basilica nel 1865.

La cripta della basilica di San Francesco è la più famosa della città; è visibile attraverso una finestrella posta sotto l’altare maggiore. È suggestiva perché il suo pavimento in mosaico, a causa della subsidenza, è costantemente sommerso dall’acqua.

Se si fa una passeggiata fra la città, si può anche vedere una torre pendente.

Quella è veramente pendente, non è sbagliata a causa della prospettiva. Per sicurezza è stabilizzata da un’armatura ferrea.

La ragione è la seguente: il sottosuolo è sabbioso. Gli edifici scendono a poco a poco, ma li furono costruiti molto robusti e non sono crollati finora. Questo è anche la ragione per cui l’acqua è nella Cripta della basilica di San Francesco.

Dopo pochi passi si può raggiungere Piazza del Popolo, che fu costruita dai veneziani durante il loro dominio dal 1441 al 1509: prima era solo un campo. In questo periodo nel centro cittadino vennero edificati diversi palazzi in stile veneziano, per esempio il Palazzo Comunale, ora sede del sindaco e la Loggetta ora sede del MAR (Museo d’Arte della città di Ravenna), il museo della città. Ma la testimonianza più imponente della dominazione veneziana è la Rocca Brancaleone, una fortificazione a protezione della città, che serviva anche a proteggere i veneziani in caso di rivolta. (Le vestigia murarie che si vedono oggi attorno a Ravenna risalgono al periodo romano I secolo.) Anche le due colonne in Piazza del Popolo, molto simili a quelle in piazza S. Marco a Venezia, simboleggiano il potere dei Veneziani. Sulla prima colonna sorgeva il Leone, simbolo di S. Marco, sulla seconda invece il Patrono della città San Apollinare. Dopo la fine del dominio veneziano il Leone di S. Marco fu sostituito da San Vitale.

La Basilica di San Vitale è uno dei più famosi ed importanti luoghi di culto cattolici di Ravenna, esemplare capolavoro dell’arte paleocristiana e bizantina. Il tema dominante della basilica è il sacrificio; possiamo infatti ammirare il mosaico che raffigura il sacrificio di Abramo. Abramo pronto a sacrificare a Dio il suo unico figlio Isacco ed anche quello di Abele che sacrifica un agnello. Inoltre, al centro della cupola c’è un agnello, simbolo del sacrificio. Conosciuti da tutti sono i due cortei imperiali, quello di Giustiniano e la sua corte e quello della moglie Teodora, posti uno di fronte all’altro.

La Basilica di san Vitale fu fatta costruire dal vescovo Ecclesio nel 526 e completata nel 547 dal suo successore, l’arcivescovo Massimiano, quando Ravenna era già stata riconquistata dall’imperatore romano Giustiniano. L’edificio, capolavoro dell’architettura ravennate, combina elementi architettonici romani con elementi bizantini.

Il mausoleo di Galla Placidia risale alla prima metà del V secolo, all’incirca dopo il 425 d.C. e si trova a Ravenna, poco distante dalla basilica di San Vitale. La sua identificazione funzionale con un edificio funebre e quella della sua committente e la sua destinazione ad edificio funebre, l’imperatrice Galla Placidia, sono ampiamente diffuse in ambiente accademico, ma non vi è certezza di nessuna delle due: l’edificio potrebbe essere stato una semplice cappella pertinente alla chiesa di Santa Croce, cui era collegata con un nartece poi andato distrutto, come un “martyrium o un oratorio”. L’edificio si presenta come una struttura semplice all’esterno, è costruita in mattoni, nettamente in contrasto con la ricchezza di colori e dei mosaici di cui è completamente ricoperta all’interno. A volte i tesori più belli sono quelli più nascosti.

La Basilica di Santa Maria in Porto è un importante luogo di culto cattolico di Ravenna; si trova lungo via di Roma, non lontano da Porta Nuova. È sede del Santuario della Madonna Greca, Patrona di Ravenna.

Accanto al Palazzo di Teodorico, lui fece costruire la sua chiesa (Il re degli ostrogoti era di culto ariano) l’attuale Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, dove all’interno troviamo rappresentato in mosaico il suo palazzo.

La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo è una basilica di Ravenna. Nata come luogo di culto ariano, nel VI secolo fu consacrata a San Martino di Tours. L’attuale denominazione della basilica risale al IX secolo, periodo in cui le reliquie del proto- vescovo Apollinare, a causa delle frequenti incursioni piratesche sulla costa ravennate, per ragioni di sicurezza, furono trasferite dalla basilica di Sant’Apollinare in Classe in quella intramuraria di San Martino, che venne rinominata, appunto, Sant’Apollinare Nuovo.

La basilica fu fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come chiesa di culto ariano con il nome di “Domini Nostri Jesu Christi”. Fu la chiesa palatina di Teodorico (cioè una chiesa per l’uso della sua corte).

In seguito alla conquista della città da parte dell’Impero bizantino (540), l’imperatore Giustiniano passò destino a proprietà della chiesa cattolica tutti i beni immobili già posseduti dagli ariani. Tutti gli edifici legati ai goti e all’arianesimo furono integrati al culto cattolico. La basilica ex teodoriciana venne riconsacrata a San Martino di Tours, difensore della fede cattolica e avversario di ogni eresia.

Nell’anno 725 la chiesa venne danneggiata da un violento terremoto, che ne fece crollare l’abside.

Nel corso della Prima guerra mondiale, nella notte del 12 febbraio 1916 la chiesa fu bombardata causando gravi danni. L’immagine dell’antica chiesa bizantina sfigurata dalle bombe fece il giro del mondo, suscitando la più ampia riprovazione.

Ravenna era una città lagunare come Venezia. Addirittura, oggi Ravenna ha un grande porto distante sei chilometri dal centro, dove ci sono grandi navi da carico, che non solo consegnano merci in Emilia-Romagna, ma anche nel resto dell’Italia.